FOSSE ARDEATINE: IL SILENZIO DI UNA VISITA

Vi ho raccontato le sensazioni della visita nel cuore del Colosseo e all’interno del Foro Romano e di quello Palatino. Vi ho guidato tra i vicoli, le strade strette e i sanpietrini di uno dei quartieri più famosi e storici di Roma: Trastevere. Vi ho portato alla scoperta della Roma del Risorgimento, dal museo del Vittoriano alla statua di Garibaldi al Gianicolo. E infine vi ho condotto tra la mitica storia degli studi cinematografici di Cinecittà.

LA VISITA ALLE FOSSE ARDEATINE

Stavolta, invece, con poche parole e con un tono rispettoso vi descrivo la visita al Mausoleo delle Fosse Ardeatine, a Roma, in Via Ardeatina 174. Prima però è doveroso ricostruire brevemente la storia che ha portato, nel dopoguerra, alla costruzione di questo mausoleo, luogo di ricordo e di raccoglimento.

fosse ardeatine

L’ECCIDIO DELLE FOSSE ARDEATINE: UN PO’ DI STORIA

Il 24 marzo 1944 le truppe di occupazione tedesche fucilarono 335 italiani come rappresaglia per l’attentato compiuto dai GAP (Gruppi d’Azione Patriottica) in Via Rasella ai danni del reggimento Bozen dell’esercito tedesco. Furono fucilati detenuti ebrei, antifascisti e militari “badogliani”. I soldati tedeschi che persero la vita in Via Rasella furono 33. La rappresaglia messa in atto comportava l’uccisione di 10 italiani per ogni soldato tedesco rimasto ucciso nell’attentato. Nella foga del rastrellamento 5 italiani furono uccisi per errore. Le Fosse Ardeatine, antiche cave di pozzolana, furono scelte come luogo di esecuzione e di occultazione dei cadaveri.

IL MAUSOLEO DELLE FOSSE ARDEATINE: LA VISITA

fosse ardeatineIl silenzio è l’elemento caratterizzante di un luogo come quello delle Fosse Ardeatine. Il traffico rumoroso all’esterno in Via Ardeatina si dissolve immediatamente appena varcato l’ingresso. La solennità del mausoleo è pervadente, insiste nel voler a tutti i costi chiuderti in un raccoglimento totale che deve durare per tutta la visita. L’entrata, col suo cancello di ferro, è quanto di più comunicante possa esserci: questo è un luogo di riflessione, di ricordo, di monito e di sangue.

Percepito ciò puoi decidere cosa fare, se andare subito a visitare le cave, il luogo dove si consumò l’orrore; oppure se rendere omaggio ai caduti, a chi lì dentro perse la vita. Personalmente ho scelto la seconda opzione e ho passeggiato fra 335 tombe, non pensando a nulla se non ai nomi che leggevo su alcune di esse; se non al fatto che su qualcuna, invece, appariva “Ignoto”, perché non era stato possibile identificare la vittima.

Il silenzio del riposo dei caduti si unisce, diventando ancor più pregnante, alla poca luce del corridoio di pietra che conduce al luogo dell’eccidio. Una luce che però torna improvvisa e abbondante pochi metri dopo, anticipando le tenebre della grotta dove 335 italiani caddero. È la luce che viene dall’alto, che passa dalle ampie voragini degli ordigni che i tedeschi fecero esplodere nel tentativo di impossibilitare l’accesso alle grotte e di celare per sempre il crimine commesso. È una luce che illumina il luogo e che ricorda l’odiosa volontà di mantenere segreto un orrore.

La tappa finale della visita alle Fosse Ardeatine è il museo nella parte superiore del mausoleo. È qui che la storia dell’eccidio si intreccia e si inserisce nella storia dell’occupazione tedesca di Roma, della Resistenza romana, dalla caduta del Fascismo all’arrivo degli Americani nel giugno del 1944.

(Fosse Ardeatine: come arrivare e orari).

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